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Un eroe bianco inghiottito dalla natura selvaggia, una giungla impenetrabile, l'incantesimo di una seduzione esotica a cui non riesce più a sfuggire, i rimpianti, il desiderio di fuga, il "fascino dell'abominio". Perché, a partire dagli ultimi decenni dell'Ottocento, questo diventa l'intreccio ricorrente di una gran parte di romanzi inglesi e francesi ambientati nelle colonie d'oltremare? Come funziona questo particolare tipo di rappresentazione esotica e in che modo riesce a esprimere una serie di aspetti fondamentali della cultura fin-de-siècle? Dal romanzo coloniale d'ispirazione naturalista al romanzo d'avventura, da Pierre Loti a Cuore di tenebra, questo saggio ripercorre forme e funzioni dell'esotismo perturbante, analizzandone l'elaborazione all'interno di forme romanzesche e contesti letterari diversi, restituendolo al suo originario orizzonte d'attesa per tentare di capire le ragioni della sua efficacia e mettendo in luce i legami troppo spesso dimenticati fra letteratura di massa e canone.